Back to sixties. Tornano i ’60 per soddisfare la voglia di bello

GLI ANNI ’60 SONO TORNATI? ALCUNI INDIZI

“The 60s started It”. Con questa breve frase Rihanna ha commentato una sua foto su Instagram lo scorso aprile, durante il Festival di Coachella, con un look  che in effetti ricordava proprio quel periodo, un bob-bouffant realizzato dall’hair stylist Yusef Williams e un ombretto turchese saturo.

Il mese successivo l’attrice Vanessa Hudgens ha fatto altrettanto, con in più una fascia nera a trattenere l’acconciatura bouffant e un make up con eyeliner cat su eyeshadow azzurro e ciglia e sopracciglia in evidenza. Subito dopo irrompono le sfilate Haute Couture a sottolineare quello che già si era intuito: gli anni ’60 sono tornati!

La sfilata di Valentino, infatti, ha portato in passerella modelle con acconciature extra extra volume, bouffant sorprendentemente voluminosi messi a punto da Guido Palau, ripresi in una certa misura da Giambattista Valli, in formato bob e con tanto di nastro nero bon ton. Volume infine rilanciato anche in versione più rock da Fendi, con un beehive estremo e un cat eye altrettanto impattante.

Nel frattempo Lily Collins si è presentata nel front row della sfilata Miu Miu a Parigi con un look retrò davvero irresistibile e very sixties: ombretto azzurro brillante sugli occhi, ciglia in evidenza e capelli leggermente cotonati e trattenuti da un fermaglio vintage. Non c’era bisogno di ulteriori prove, gli indizi che i fabulous sixties stavano tornando erano espliciti. E lo sono stati ancora più questo autunno quando le cover delle più importanti riviste hanno messo in copertina modelle con look diversi ma tutti convergenti sui ’60.

Taylor Swift su Harper’s Bazaar ha intervistato Patti Boyd, la modella e musa rock che negli anni ’60 stregò Eric Clapton e George Harrison, riproponendone il look, non tanto bon ton ma più… vixie, glam rock e “swinging London”, con tanto di ciglia ispirate a Twiggy.

Sempre in agosto, la rivista W ha messo in copertina la giovane attrice Millie Bobbi Brown, presentata come “icona della sua generazione”, ma paradossalmente con trucco e parrucco very sixties, anzi ispirato alle attrici dei film di Hitchcock come ammesso dai look maker, l’hair stylist James Pecis e il make up artist Aaron de Mey: un beehive messy e un audace winged eye nero.

A settembre è stata la volta di Marie Claire che con Zendaya ha presentato una versione sensuale del look retrò, con un raccolto voluminoso e spettinato, labbra nude e cut crease, riga di eyeliner a metà palpebra che termina a punta nell’angolo esterno dell’occhio.

Mood ripreso dalla truccatrice Erin Parsons per Gigi Hadid, che dalla cover di Vogue Brasil sembrava arrivare direttamente da una festa degli anni ’60, con tanto di chignon sfatto.

Non poteva mancare all’appello Edward Enninful e il suo Vogue UK, che per il numero di novembre ha voluto proporre l’allure delle ladies di Park Avenue dell’epoca e in particolare della modella Jean Shrimpton. A colpire, oltre a vestiti e gioielli, l’acconciatura, messa a punto dall’hair stylist Christiaan, che ha parlato di “acconciatura Park Avenue”, un bob bouffant, appunto, ammettendo di essersi ispirato alle signore dell’Upper East Side e della Fitth Avenue al suo arrivo a New York molti anni fa, quando era direttore creativo del salone Coiffures  Americana di Bergdorf Goodman. Bentornati anni ’60, dunque!

WELCOME SIXTIES!

Dopo i numerosi indizi, non si può non dare il benvenuto a uno dei decenni che più hanno segnato la storia anche della bellezza, non univoco nello stile e forse per questo così appealing da tornare periodicamente a interessare star e addetti ai lavori. Bentornati dunque bob bouffant alla Jackie, punte all’insù alla Shrimpton ma anche beehive alla Bardot, ciglia ispirate a Twiggy, cat eye alla Cleopatra e colori che riproducevano in qualche modo lo stato lisergico procurato dalle nuove droghe. “Periodi nel tempo che hanno uno stile ben codificato torneranno sempre nelle nostre vite – spiega l’hairstylist James Pecis -. E gli anni ’60 sono stati uno di quei momenti in cui c’era un fermento nelle tendenze che creava una certa identità: la musica, la moda, l’arte e i film degli anni ’60 hanno creato un movimento e uno stile a cui faremo riferimento per sempre”.

E mentre, ad esempio, la bellezza degli anni ’80 è passata alla storia come il trionfo dell’audacia, gli anni ’60 hanno il vantaggio di essere ugualmente di impatto, ma con un tocco più raffinato. Se anche le acconciature erano quasi improponibili ai nostri occhi, avevano comunque un che di attraente seduzione, così come l’eyeliner di impatto aveva comunque una forma ben stilizzata. Tutto insomma era realizzato con il massimo dell’accuratezza, comprese le tanto osannate ciglia alla Twiggy. E in effetti, sono state le acconciature di Valentino realizzate da Guido Palau a destare scalpore e ammirazione la scorsa primavera e ad attirare un’attenzione della quale lo stesso parrucchiere si stupisce: “Sono stato sorpreso dalla reazione. Sapevo che era un look fantastico, ma non pensavo che avrebbe suscitato una risposta del genere, una conferma che le persone amano vedere qualcosa di non reale. Forse i tempi non facilissimi che viviamo promuovono la voglia e il piacere di vedere qualcosa di esuberante e di estremo nel mondo beauty.

Forse questo è un momento in cui le donne hanno bisogno di quel genere di sogno”. Molto probabilmente Palau ha colpito nel segno: oggi le donne hanno voglia di raffinatezza e stile, di una buona messa in piega e di un trucco che si lascia osservare e ammirare, sì, con tanto di eyeliner, compresa la variante colorata proposta da Peter Philips per Christian Dior e ombretti saturi e scintillanti, dall’azzurro al verde.

 

Fpnte: Repubblica.it

A spillo, a rocchetto, oppure a zeppa: breve storia dei tacchi più famosi

La storia del tacco a spillo
Subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, Christian Dior inventa il ‘new look’: abiti molto femminili e sofisticati, che necessitavano di calzature adeguate. Viene pertanto ideato dai designer dell’epoca un innovativo tacco esile di legno che però si spezza spesso. Sono quindi i calzaturieri di Vigevano, a sud di Milano, nel 1953 a presentare scarpe con il tacco con la metà superiore in legno e la base d’appoggio in alluminio. Molto più resistente di quello proposto da Dior, alto tra gli 80 ed i 100 millimetri, ha un sopratacco da 8 millimetri. Da questo momento si può davvero parlare di tacco a spillo. Questo tacco, simbolo di seduzione ed eleganza, continua ad occupare un posto nel cuore e nel guardaroba delle donne di tutto il mondo. Ha avuto alti e bassi nel corso degli anni fino al suo massimo splendore negli anni 80. Oggi, tra gli altri, Christian Louboutin e Manolo Blahnik restano tra i desginer più famosi a proporlo nelle loro collezioni.

La genesi del tacco a rocchetto
Il tacco a rocchetto è un tacco particolare, dalle superfici laterali arcuate che si stringono nel mezzo e si allargano alla base. Ci sono tacchi a rocchetto di tutte le altezze. Il modello a rocchetto venne creato negli anni Cinquanta per le adolescenti affinché imparassero a camminare sui tacchi, evitando di indossare quelli alti, ritenuti sconvenienti, per la loro connotazione ‘poco perbene’. “Al momento di girare i primi piani, il regista mi disse che, se preferivo, potevo togliermi i tacchi, perché, tanto, i piedi non si vedevano… Non l’ho mai fatto: l’espressione di una donna con i tacchi è diversa da quella di una donna senza” (Sarah Jessica Parker, as Carrie Bradshaw in Sex and the City)

L’origine della zeppa
La zeppa viene definita anche Miranda perché venne molto indossata da Carmen Miranda, cantante e attice, negli anni Quaranta. La zeppa più famosa, una delle prime, è quella creata da Salvatore Ferragamo, calzolaio italiano emigrato a Hollywwod: è il 1938, infatti, quando sulle colline di Los Angeles brevetta la prima zeppa di sughero della storia della moda.

Trench: storia e consigli su un’icona dello stile

Cappotto di trincea: è questo il nome originario del trench-coat (trench, ovvero trincea; e coat, ovvero cappotto), poi successivamente accorciato in trench. Il trench da uomo è quindi un impermeabile fornito in dotazione all’esercito inglese dai primi decenni del Novecento e poi durante la Prima e la Seconda guerra mondiale. Le caratteristiche del trench sono: spalle con taglio raglan (ovvero obliquo), allacciatura a doppiopetto, listino sottogola per proteggersi dal freddo, cintura in vita e lunghezza sotto il ginocchio. Il tessuto di cui è composto è la gabardina di cotone, una tela fitta anti-acqua molto resistente all’uso e anti-strappo. Il colore di riferimento iniziale del trench è il khaki, un marrone chiaro polvere (Il termine deriva da Khak che in persiano significa appunto polvere).
Il marchio di moda di riferimento per il trench è Burberry, brand fondato nel 1856 che fin dal 1879 introduce la gabardina nelle sue creazioni. Fin dagli inizi del 1900, Burberry veste molti grandi esploratori tra cui Roald Amundsen per la spedizione al Polo Sud. Tra il 1910 e il 1920 è tra i primi a produrre industrialmente trench e a foderarli con il motivo scozzese che diventerà l’emblema della griffe inglese.
Da indumento militare, il trench è diventato un capo d’abbigliamento di moda soprattutto grazie al cinema. La sua consacrazione come fenomeno di massa si deve infatti alle parti da investigatore interpretate da Humphrey Bogart nonché all’indimenticabile scena finale di Casablanca interpretata sempre dall’attore con Ingrid Bergman.
Quanto deve essere lungo un trench?
ll trench perfetto arriva qualche centimetro oltre il ginocchio. Il taglio è a doppio petto. I dettagli che lo contraddistinguono sono: revers e colli pronunciati, cintura e passanti in vita e baschina sulla schiena (si tratta della piccola mantella sotto le spalle). Oltre al modello classico, esistono altre due versioni: la prima cortissima, praticamente una giacca (a volte, anche un bolero). La seconda con lunghezza a metà coscia. Quest’ultima è la più facile da indossare perché allunga la figura e dona anche a chi non è altissima.

Trench: i dettagli che fanno la differenza
CINTURA: di tessuto o di pelle, è indispensabile per dargli forma. Va stretta bene intorno ai fianchi (con chiusura mai centrale, ma sempre verso il fianco sinistro). Quando il trench è aperto, la cintura va legata dietro la schiena con un nodo.
COLORI: il kaki è il tono principe, adatto a tutti e perfetto per il giorno. Il nero è più trendy, abbinabile con tutto e da indossare anche di sera.
PELLE e PELLICCIA: la pelle e la pelliccia sono il nuovi “intrusi” nei trench. Si accoppiano alla classica gabardina di cotone e servono a sottolineare i dettagli (maniche, colli, tasche, baschine, passanti, cinture…).
BORCHIE: chi l’avrebbe detto! Le borchie sono il tocco più trendy per dare nuova vita a un vecchio trench. Non ci credete? Nelle sue recenti sfilate, Burberry ha riempito i trench di borchie come fossero giubbotti punk.
PIZZO, TULLE & Co.: gli inserti di reti, pizzi floreali e organze sono la nuova mania degli stilisti per i trench più scenografici. Attenzione, però, alla scelta di questi modelli: sono molto difficili da indossare e, di solito, sono destinati alle occasioni più formali.
GILET: chi ha appena acquistato un trench vintage sopra il ginocchio, può renderlo attuale accorciandolo in vita, togliendogli le maniche e trasformandolo in un gilet.
Come si abbina il trench
Ecco cinque abbinamenti facili per indossare al meglio un trench.
PANTALONI SKINNY: aderenti alle gambe e corti sopra la caviglia, i pantaloni skinny sono la ciliegina sulla torta in fatto di trench. Allungano la figura e creano un contrasto largo (sopra) e stretto (sotto) molto trendy.
ABITI LUNGHI: gli abiti hyppie, lunghi e trasparenti, sono la nuova tendenza in fatto di abbinamenti con il trench. Si indossano solo con le scarpe basse. Le più spericolate possono anche permettersi un paio di stringate maschili o gli anfibi.
BALLERINE: lo stile Audrey Hepburn impone ballerine basse come massima espressione dello chic in fatto di abbinamenti col trench. La nuova tendenza non fa eccezione: le scarpe basse restano le preferite per valorizzare lo spolverino.
SANDALI ALTI e BASSI: chi non vuole rinunciare ai tacchi, può azzardare i sandali alti aperti. Le altre, possono puntare sui modelli rasoterra, sempre molto di tendenza.
STIVALI: gli stivali che stanno meglio col trench sono quelli che arrivano sotto il ginocchio. I modelli alla caviglia o i cuissard, invece, sono da destinare ad altri soprabiti.
FOULARD: quando si indossa un trench, legare un foulard colorato al collo regala un tocco di stile davvero perfetto. Attenzione al nodo: deve essere grande, scenografico. E deve lasciare i lembi dell’asola piuttosto svolazzanti.

Le tendenze del trench nella moda contemporanea
Michael Kors, P/E 2018
Michael Kors, P/E 2018
In fatto di tendenze, negli ultimi anni il trench è stato ripensato soprattutto per tessuto e colore, due varianti che lo trasformano in capo da giorno o da sera. E il recente arrivo di Riccardo Tisci alla guida di Burberry non ha fatto altro che riportare in luce questo capo storico, soprattutto nella sua versione più classica. Ecco, nel dettaglio, le cinque tendenze su cui puntare:
BIANCO: a sorpresa, il colore delle spose è anche quello preferito per gli spolverini di primavera. Attenzione al tono di bianco: dev’essere gesso e non ottico, ovvero non troppo smagliante. Il rischio è di sembrare vestite da infermiera.
SERA: i trench di tessuti trasparenti, lucidi o preziosi, sono da destinare alle occasioni importanti (come i matrimoni o le cene di lavoro) o agli appuntamenti dopo il tramonto (dall’happy hour in poi, per intenderci).
NUOVO CLASSICO: le proposte in fatto di spolverino tradizionale, ovvero in gabardina di cotone nei colori kaki o verde militare, rivedono alcuni dettagli del modello di ieri attualizzandoli. Le tasche si fanno più leggere, il tessuto meno rigido e l’immagine, in generale, più minimalista e semplice.
COLORATO: rosso, rosa, giallo, blu e arancione. I colori dei trench primaverili non sono mai stati così accessi come negli ultimi anni. Questi toni forti, poi, si possono indossare con capi altrettanto colorati.
STAMPA: le fantasie da tappezzeria sono saltate dai divani sui trench. Pois, scozzesi, fiorati e disegni geometrici sono diventati un must.
Come si sceglie un trench nei vintage o negli outlet
Trovare un trench vintage nei mercatini dell’usato è piuttosto facile. Difficile, invece, individuare un modello facile da indossare e in grado di risultare adatto al vostro fisico e alle ultime tendenze. Ecco una piccola guida per riconoscere quello giusto.
TESSUTO: Studiare bene il tessuto è la prima mossa per individuare un buon trench. Nel nostro caso, dev’essere una gabardina di cotone, meglio se al 100%. Al tatto deve risultare pesante e spessa, ma sempre elastica e morbida. Se la mano del materiale è leggera, lucida e scivolosa, allora non siete di fronte a un buon modello.
FODERA&CUCITURE: i dettagli di un trench vi parlano della sua qualità. Una fodera intatta, di buona fattura è una garanzia di validità. Se poi guardando le cuciture non notate imperfezioni (sfilature, deviazioni, bordi non rifiniti), allora potete andare sul sicuro.
REVERS: attenzione ai revers troppo ampi, in stile anni Settanta. Sono molto belli da vedere, ma addosso possono risultare molto difficili da portare. Meglio puntare sui modelli più classici.

 

Fonte: Repubblica.it

Make up: le collezioni per l’autunno tra colore, mat e nude

La bellezza nasce nel momento in cui decidi di essere te stessa”, sosteneva Gabrielle Chanel. Un invito che trova oggi più che mai ragion d’essere, soprattutto quando si parla di make up, sempre più fedele a un un termine: “assecondare”, se stesse, il proprio carattere, il proprio sentire quotidiano, la propria attitudine. E lo si può fare in molti modi, attraverso colori forti, vibranti, come i fucsia, i rossi, i blu e i viola o più tenui, i beige e i marroni che rispecchiano la palette cromatica di stagione con le calde nuance della natura. Oppure con quel glow che è diventata parola iconica del momento, quell’esaltare la bellezza che viene da dentro attraverso la luce e con un make up che c’è, ma non si vede, lo si percepisce perché predilige il nude, l sovrapposizione di nuance che rispettano le tonalità della carnagione, conferendo un’allure sensuale ed elegante.

SICURA DI SÉ, AUDACE E SOFISTICATA: COSÌ È LA DONNA QUESTO AUTUNNO, SECONDO I MAKE UP ARTIST
“Sicura di sé, sofisticata ed elegante, intellettuale ma anche audace”, come la vuole Lucia Pica, Chanel global creative makeup & color designer o “sexy, femminile e con un pizzico di humor” come invece la immagina Peter Philips, direttore della creazione e dell’immagine del make up Dior? Oppure “eclettica e versatile, seriosa un giorno, divertente quello seguente, semplice e sobria” come la descrivono Lancôme e il duo di stilisti Proenza Schouler? Oggi la donna è tutto questo e altro ancora, audace e indipendente, dallo stile easy, ma deciso come spiega la stilista francese Isabel Marant, che per L’Oréal Paris ha firmato una collezione, Wanted, ispirata all’essenza della bellezza parigina ed esplicitamente dedicata a “donne chic, audaci e indipendenti, le moderne cowgirl. Wanted vuole dare potere alle donne, esortarle ad essere audaci, sicure e invogliarle a indossare sempre il proprio stile avendo fiducia in se stesse con cinque oggetti smart e multi-uso: ombretti che si applicano con le dita, gloss, rossetti, illuminanti e mascara, indossabili in ogni momento e in ogni luogo con un protagonista assoluto, lo smokey eyes che cattura tutti gli sguardi e crea un look effortless-chic”. Sicurezza in se stesse è anche il fil rouge di Apotheosis, Le Mat de Chanel, la collezione messa a punto da Lucia Pica che va dritta al cuore delle donne e che vede protagonista l’effetto mat, simbolo della dualità che investe la femminilità oggi: “Partire da un concetto astratto come il mat mi ha subito fatto pensare alla donna che lo avrebbe indossato e ai pensieri e ai sentimenti che avrebbe suscitato in lei – spiega Lucia -. La immagino sicura di sé, sofisticata ed elegante, intellettuale ma anche audace. Una donna che esprime senza riserve la sua personalità; esattamente il tipo di donna che preferisco!”. E l’applicazione di colori opachi su un colorito luminoso che dà profondità al viso, con uno sguardo e una bocca ultra-opachi, strutturati e definiti e guance delicatamente colorate di rosa, incarnano questa visione ultra-moderna della femminilità. “Nel make up amo i contrasti, i look che esprimono le molteplici sfaccettature di una donna”, conclude Lucia Pica. Un mix esplosivo, dunque, di finiture e colori, che ritroviamo nella collezione fall 2018 di Christian Dior, Dior en Diable!, omaggio sottile ma non troppo allo slogan di un’antica pubblicità che proclamava “diabolicamente Dior”. Infatti, “Christian Dior è associato all’immagine della femme-fleur, ma è anche il couturier dell’audacia per eccellenza, maestro nell’arte di vestire le clienti con rosa angelici, ma anche con arancioni ai limiti del tossico, e proprio per questo irresistibili”, spiega Peter Philips. “Adoro questa sfaccettatura civettuola e maliziosa della donna Dior”. Elevare le donne, offrire uno stile infallibile dal finish naturale e sofisticato, commistione di eleganza e splendore: questa sembra essere, dunque, la “missione” del trucco di questo autunno. “Siamo convinti che la giovinezza sia un’attitudine e che la bellezza si guadagni con il tempo, piuttosto che perdersi. Il nostro desiderio è di rivelare il lato migliore di ogni donna, al di là dell’età. Né troppo vistoso, né troppo pallido, il make up deve essere sinonimo di eleganza”, spiegano dal brand Helena Rubinstein con una collezione, The Essential, che racchiude i prodotti essenziali per esaltare al massimo la bellezza di ogni donna: mascara, ombretto e rossetto liquidi.

Meglio ancora: il ritorno del colore. Così come si è visto sulle passerelle questa stagione, anche le collezioni trucco hanno reso protagonista il colore, anche se in una dimensione del tutto particolare. Mai sfacciato, il più delle volte abbinato alla naturalezza, come complemento ideale di una base neutra, perfettamente curata, una tela sulla quale far risaltare, di volta in volta, a seconda dell’umore, del proprio carattere e della situazione, occhi e labbra, separati o insieme, con tocchi di colore complementari o in contrasto. “Quando la luce esterna si fa più tenue, c’è bisogno di colore per esaltare i tratti. Con l’avvicinarsi dell’inverno, la pelle diventa più pallida; è il momento giusto per creare dei make up più intensi”, spiega Lucia Pica che per Chanel ha ha voluto mettere in luce la texture sottolineando la forza emotiva e l’intensità visiva offerte dalle superfici opache, una visione del mat reinventata, espressa attraverso nuovi effetti traslucidi e consistenze che nutrono la pelle piuttosto che coprirla. E con la collezione Apotheosis, Le Mat de Chanel si focalizza su una selezione di tinte per lo sguardo e le labbra, pensate per evocare una sensibilità tutta al femminile, il riflesso della serenità e della fiducia in se stesse attraverso una palette che simboleggia l’armonia tra gli universi interiore ed esteriore della donna: nuance calde e autunnali che definiscono i contorni del viso e che si uniscono a tonalità intense, tinte opache piacevoli da indossare e vellutate al tatto. I “rossi”, ormai signature di Lucia Pica, che giocano sul contrasto e la provocazione, più vivaci che mai nella loro estrema opacità, i tortora ricchi, i marroni profondi, i malva luminosi e i blu intensi della palette Les 4 Ombres. “Naturalmente non mancano i toni caldi e profondi, tipici di una collezione autunnale, ma sono abbinati a colori sabbia, malva intensi e blu accesi. Un po’ come dei punti che spiccano distintamente in un paesaggio sconfinato che si scorge in lontananza”, spiega ancora la Pica. Un gioco di contrasti che ritroviamo nella collezione Dior en Diable!, con una palette che racconta una femminilità esplosiva, in grado di accendere il viso con un bagliore che lascia il segno attraverso rossi mat, bordeaux e marrone che incontrano sfumature violacee, mentre il porpora e l’oro elettrizzano lo sguardo. Ma anche lo scintillio di un arancione ardente e di un rosa meno innocente di quanto possa sembrare: “Due facce dello stesso fascino autunnale, per momenti e incarnati diversi. Non vorrei mai imporre solo tinte diaboliche. Questo autunno, la femme fatale si prepara a sfoderare la sua preziosa arma di seduzione!”, spiega Peter Philips. Viola, invece, è il colore su cui punta il make up artist Tom Pecheux, global beauty director YSL Beauty che firma per la prima volta una collezione per la Maison, Yconic Purple. Una collezione nettamente improntata al colore viola, simbolo della forza, dell’intensità e della femminilità, riscoperto da Pecheux e che dalla prima sfilata del 1962 alle più recenti ha sempre avuto un ruolo dominante nel mondo di YSL, ricorrente negli archivi. E oggi rivisto con un’impronta moderna e fresca per un look autunnale audace, proprio come la donna Yves Saint Laurent e per una generazione nuova, addolcito da nudi raffinati, colori notturni scuri, pesca etereo e bianco immacolato, delicato ma potente. “Audace, grafico, ultra-pigmentato. Volevamo delle nuance forti e tratti decisi” spiegano Jack McCollough e Lazaro Hernandez, stilisti di Proenza Schouler, che descrivono la loro collezione per Lancôme ispirata dal colore, in tutta la sua energia, con formule ultra-mat che si prestano a look grafici e colorati dove ogni nuance crea uno statement unico e deciso, ispirando le donne ad essere se stesse e a esprimere il proprio stile e la propria individualità.

Ma non solo colore, perché la femminilità moderna si esprime anche con un’attitudine più discreta, che predilige colori più tenui e formule sottili, impalpabili il cui compito è esaltare la naturale luminosità, l’effetto glow che una pelle ben curata deve suggerire. “Come definirei il glow di questa stagione? Come una miccia che accende una piccola luce interiore”, commenta Peter Philips. Massimo comfort con una tenuta luminosa e a lunga durata; una masterclass di impeccabile bellezza nude diventata la signature di un brand, Giorgio Armani, che ha permesso alle donne di ottenere un incarnato perfetto con un risultato completamente naturale, guidato dalla filosofia della bellezza estrema. E con la collezione Neo Nude promette la perfezione del ‘no makeup makeup’, una perfezione vera eppure invisibile, a prova di errore, sensoriale: tutto ciò di cui una donna ha bisogno per sentirsi sicura e incarnare il glow firmato Armani. Una naturalezza, dunque, che richiama anche la morbida luce autunnale, quando la luminosità estrema dell’estate lascia il posto a effetti più sfumati, gli stessi che cerca di catturare Glow in Rome, la make up collection di Dolce & Gabbana creata per amplificare la naturale luminosità della pelle: “Una facile routine per creare un colorito invidiabile, il glow effect, e vividi lampi di colore che danno vita alla carnagione”. Una pelle perfetta, luminosa, ottenuta combinando la semplice routine Millennialskin, una gamma ispirata allo stile di vita dei Millennials che richiede una base luminosa e sempre pronta per un selfie, con prodotti appositamente formulati per catturare e diffondere la luce: On-The-Glow Tinted Moisturizer che perfeziona la pelle con un finish fresco e naturale e On-The-Glow Longwear Concealer che cancella macchie e imperfezioni in modo rapido e facile. Tra finish luminosi e texture vellutate, Collistar racconta il suo ‘Made in Italy’ ispirandosi alle tendenze dei prossimi mesi, che prediligono la naturalezza sofisticata, puntando tutto sui riflessi degli occhi e del volto e sull’effetto pittorico mat delle labbra. Nude look, metalli, glitter interpretano una nuova, sensualissima luce diventando i trend setter della prossima stagione. E infine, “niente sovrapposizioni, l’eleganza di una donna si rivela attraverso la sua semplicità” è il diktat di Helena Rubinstein che propone un look dall’allure naturale, con palpebre esaltate da un marrone ombrato, associate ad un gloss delicatamente rosato, per sentirsi raggianti, senza artificio, ma con eleganza, in ossequio a quello che diceva madame Rubinstein: “Desideravo creare la bellezza, e non esserne accecata”.

 

Fonte: Repubblica.it